"Siamo in un settore con una vera e propria emergenza nazionale, siamo consapevoli della scarsità di fondi disponibili nei programmi nazionali e comunitari, ma è essenziale che oggi programmi di sovvenzioni e prestiti, ad esempio da parte della Banca Europea per gli Investimenti, possano andare a beneficio del settore in modo da non riportare il Portogallo all'era delle discariche", ha dichiarato Fernando Leite, durante la sua audizione presso la Commissione Ambiente ed Energia.

L'amministratore delegato dell'Associazione dei Comuni per la Gestione Sostenibile dei Rifiuti della Grande Porto ritiene che i 475 milioni di euro previsti dal Piano Strategico per i Rifiuti Urbani (PERSU) 2030 "siano chiaramente insufficienti per gli investimenti nel settore a basso reddito, in questo caso i consigli comunali, e nel settore ad alto reddito, nei sistemi di gestione e trattamento dei rifiuti", come, ha sottolineato, è stato recentemente riconosciuto dal Ministro per la Coesione Territoriale, Manuel Castro de Almeida, che ha stimato gli investimenti necessari in 3,7 miliardi di euro.

In commissione, in un intervento in cui ha affrontato i principali vincoli degli enti di gestione dei rifiuti in Portogallo, Fernando Leite ha sostenuto che è urgente promuovere "una reinterpretazione del PERSU, offrendo opportunità e condizioni ai Comuni per essere più attivi", e ha ritenuto urgente "deburocratizzare, facilitare e promuovere le sinergie tra i Comuni e i sistemi di gestione di alto livello, cioè il rapporto tra chi raccoglie e chi valorizza e tratta", oltre a promuovere la condivisione delle infrastrutture.

Per l'amministratore, in termini europei, il Portogallo si trova in una situazione critica, per cui è essenziale invertire "il confinamento in discarica", altrimenti "molto presto", il Paese "non avrà infrastrutture disponibili per il trattamento e il recupero dei rifiuti in alcune regioni, in particolare nel Nord e nell'Algarve, lasciando che l'esportazione di questi rifiuti avvenga a costi elevati".

Fernando Leite ha anche criticato la posizione assunta dalla Sociedade Ponto Verde, che ha contestato in tribunale la sentenza del Governo che aggiorna gli importi di compensazione pagati alle autorità locali e ai sistemi di gestione dei rifiuti per il lavoro di trasporto e riciclaggio degli imballaggi, appellandosi alla solidarietà dei parlamentari per garantire un valore equo.

Secondo i dati forniti a Lusa, in sette anni LIPOR ha smesso di ricevere circa 50 milioni di euro, che le erano dovuti, "degradando le casse dell'azienda" che nel 2023 totalizzeranno, ha riferito lunedì JN, perdite per 2,9 milioni di euro.

"Ci rammarichiamo e consideriamo del tutto infondata questa persistente posizione della Sociedade Ponto Verde in merito alla liquidazione dell'equo valore del corrispettivo per i materiali di riciclaggio", ha dichiarato alla Commissione Ambiente ed Energia.

Ai deputati, il direttore ha anche rivelato che "il risultato complessivo dell'ingresso della LIPOR nel mercato libero dell'energia elettrica ha comportato una perdita del 50% delle sue entrate, che ha fatto sì che la società entrasse "in un regime molto fragile della sua situazione finanziaria".