Il rimpatrio sarà centralizzato nella futura Unità Nazionale per gli Stranieri e le Frontiere (UNEF), del PSP, che dovrebbe "garantire il funzionamento del sistema in un regime di disponibilità permanente", secondo il documento di lavoro che ha sostenuto le proposte presentate oggi dal Governo al Consiglio Nazionale per la Migrazione e l'Asilo (CNMA).
L'iniziativa legislativa per questa unità è stata bocciata in Parlamento a settembre, con l'astensione di IL e i voti contrari di altri Paesi dell'opposizione.
"Questa proposta è stata respinta con i voti del Partito socialista e del Chega, che si sono uniti per bloccare l'azione del Governo in questo importante cambiamento della politica di immigrazione del Paese", si legge nella proposta dell'esecutivo. Per garantire la cooperazione con i Paesi d'origine, si prevede di firmare "accordi bilaterali" e di "ampliare la definizione di Paese di rimpatrio - per consentire il rimpatrio in un Paese terzo con cui esiste un accordo" di questo tipo, nel "rispetto dei diritti fondamentali delle persone coinvolte, esclusi i minori non accompagnati e le famiglie con minori". Il precedente Governo ha chiuso il Servizio Stranieri e Frontiere (SEF) e ha creato l'Agenzia per l'Integrazione, la Migrazione e l'Asilo (AIMA), con quest'ultima incaricata di "istruire e decidere i processi per il rimpatrio dei cittadini in situazione di clandestinità, un compito chiaramente operativo e di polizia", si legge nella proposta governativa presentata oggi al CNMA, che propone un "sistema rapido, efficace ed equilibrato per il rimpatrio degli immigrati illegali".
Nel documento si legge che, quando questo governo si è insediato, "l'allontanamento dei cittadini stranieri in situazione irregolare aveva i tassi più bassi tra gli Stati membri" e "il Portogallo eseguiva solo circa il 5% delle decisioni di rimpatrio", che erano anche un numero esiguo.
Inoltre, la tutela ricorda che la legge portoghese prevede "possibilità di ritardare e ostacolare l'efficacia delle decisioni di rimpatrio, in ambito amministrativo e giudiziario, abbondantemente utilizzate in chiaro abuso di diritti".
"Di fronte a questa situazione ereditata, il governo ha capito che era necessario rafforzare la regolamentazione dell'immigrazione, controllare più rigorosamente gli ingressi alle frontiere e procedere all'allontanamento di coloro che non hanno il diritto di rimanere nel Paese."
A marzo, la Commissione europea ha istituito "un sistema comune per il rimpatrio dei cittadini di Paesi terzi" e il governo portoghese ritiene che "sia anche essenziale riprendere il dibattito nazionale sull'argomento".
"Senza compromettere la garanzia del rispetto dei diritti fondamentali dei cittadini in questione, l'obiettivo è promuovere una riduzione della burocrazia nel processo e rafforzare i mezzi legali per l'effettiva attuazione del rimpatrio di coloro che non hanno il diritto di rimanere in Portogallo", spiega l'esecutivo.
La priorità
La priorità sarà il rimpatrio volontario, che avrà incentivi finanziari e una "prospettiva di reinserimento nella destinazione o di formazione professionale", oltre a un "sistema di controllo delle partenze volontarie", con un periodo indicativo di 30 giorni per la partenza dopo "la verifica dell'irregolarità della situazione".
Il rimpatrio forzato si applicherà in caso di mancanza di cooperazione, se i destinatari sono fuggiti in un altro Stato membro o se rappresentano un rischio per la sicurezza, si legge nel documento.
Secondo il Governo, "il rimpatrio coercitivo deve rispettare i diritti fondamentali", con "garanzie procedurali", protezione dei minori, divieto di espulsione collettiva, assistenza legale e diritto all'audizione preventiva.
Se necessario, sarà possibile arrestare chiunque si trovi in una situazione irregolare, se si scopre che non ha "residenza, domicilio fisso o indirizzo affidabile", un'esplicita mancanza di cooperazione o un rischio di fuga, tra gli altri aspetti.
Misure alternative
Il documento prevede "misure alternative alla detenzione", che includono, tra l'altro, presentazioni periodiche, cauzione, soggiorno obbligatorio in un'area geografica delimitata o regime aperto nel Centro di permanenza temporanea (CIT), con la possibilità di trascorrere parte del tempo in libertà.
I periodi massimi di trattenimento saranno inoltre estesi al "completamento delle procedure e alla possibilità che, nonostante tutti gli sforzi ragionevoli, il rimpatrio dei cittadini di Paesi terzi richieda più tempo a causa di ritardi nell'ottenimento della documentazione necessaria o della mancanza di cooperazione da parte del cittadino del Paese terzo interessato" e, per ridurre i tempi, sarà eliminata la notifica iniziale di abbandono volontario.
La proposta prevede inoltre che la decisione di rimpatrio venga emessa contestualmente al rigetto della domanda di asilo e che il Governo si impegni a rispettare i termini di ricorso.